venerdì 13 settembre 2013

Corona | Villa Parker



-Mamma devo parlar…-
-Tesoro. Vieni, cara. E’ una fortuna che tu sia qui. Guarda: non ti pare che sia stato appeso storto?-

Interrotta bruscamente, ruotai lo sguardo pigro e disinteressato sul quadro appeso alla parete. Due ragazze con abiti orientali, su uno sfondo roseo d’alberi di ciliegio in fiore, è amabilmente intenta a conversare reggendo una tazzina di caffè. E’ chiaramente Primavera.

-Dovrei parlarti-
-Si, tesoro, lo faremo presto, promesso. Adesso, dimmi: è storto, non è così?-
-N-no… cioè… non mi pare. Mamma, è importante- insistetti.
-E questo non lo è? Santo cielo, la domestica. Che ore sono? Dovrebbe essere già arrivata. Miss Wellington arriverà tra meno d’un quarto d’ora.-
-Le sei. Mamma…- Tentai ancora una volta di attirare la sua attenzione.
-Le sei? E’ in ritardo, mi toccherà licenziarla.-

Sospirai. Sul punto di arrendermi, volsi lo sguardo a sbirciare al di fuori della finestra. Ero ancora precariamente sulla soglia del soggiorno, pronta a ruotare sui miei tacchi e lasciare mia madre al suo importantissimo e improrogabile da fare da casalinga. Non sono mai stata un tipo ostinato.

-Mamma, sono incinta.- Non era vero, ma cercavo una reazione.
-Tesoro. Il quadro. Che ne dirà miss Wellington di un quadro appeso così storto?-

Lei si sollevò sulle punte e sporse le braccia sottili con eleganza naturale a raddrizzare con dovizia il quadro, leggermente pendente sulla destra. Questione di centimetri. Di prospettive. Questione d’attenzione.
Il cane del vicino aveva ripreso ad abbaiare, fastidiosamente, in sottofondo.

-Mamma. Senti come abbaia quel dannato cane, la fuori, almeno? Bisognerebbe dirgli qualcosa.-
-Gli animali non se ne rendono conto, tesoro.-
-Già. Gli animali...-

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